Ci sono ancora luoghi così.
In cui ci si siede, si mangia e si può godere di una cucina semplice e golosa. Buona. Punto.
Luoghi in cui l’unica pasta servita è la tagliatella fatta in casa e dalla sfoglia fine (anche se povera, cioè con pochissime uova), condita con i diversi sughi: dal ragù di coniglio, al classico di manzo, i funghi porcini o il pomodoro.

Poi il coniglio al forno con la polenta, la carne salada, il salame nostrano o la trota con il suo sugo.
Siamo alla Trattoria Al Ponte di Belluno Veronese (Vr), a pochissimi chiometri dal lago di Garda e dall’atostrada del Brennero.
Tradizionale? Si, ma anche no. È un concetto interessante (la tradizione), ma viene sempre più utilizzato per codificare e semplificare ciò che in realtà è complesso. La tradizione è acculturazione, è scambio, movimento. È un processo a cui sarebbe bello ci si approcciasse con umiltà invece che con l’arroganza di chi ha la verità in tasca. Un pretesto per creare discussioni parziali e fini a sé stesse: non tutto si può codificare, non tutto si può discutere, non tutto si può definire. La tradizione penso sia esattamente questo. Usi e modi che nel tempo variano, si modificano, per rappresentare al meglio l’identità attuale e rispondere alle esigenze del contesto in cui viviamo.
La storia e le nostre origini indefinite, le nostre azioni quotidiane, la nostra cultura, la scienza, la tecnica, la nostra educazione, gli spostamenti di persone, saperi e prodotti, creano la tradizione ogni giorno, la rinnovano e la arricchiscono con umiltà, messa in discussione e accettazione.
Sono un po’ dispiaciuta nel percepire come questo sia davvero difficile da trasmettere e che la maggior parte delle persone utilizzi la “tradizione” per dividere e sfogare aggressività verso il prossimo nel nome di un sapere che spesso ha poche fondamenta, se non l’esperienza e l’educazione personale.
Pazienza.
Andrei oltre: sedetevi ai tavoli della Trattoria al Ponte di Brentino Belluno (VR) e potrete subito sentirvi a casa.
